L’associazione dei porti britannica auspica un accordo commerciale con l’UE senza attriti dopo la Brexit
Secondo Richard Ballantyne, amministratore delegato dell’associazione dei porti britannica, la British Ports Association (BPA), la principale preoccupazione dopo la Brexit in ambito portuale è la gestione delle rotte europee per le navi-traghetto Ro/Ro adibite al trasporto merci e per i traghetti passeggeri, nel caso in cui venissero ristabiliti i controlli doganali tra UE e Regno Unito in assenza di specifici accordi di libero scambio.
Ballantyne ha spiegato che “attualmente, le merci trasportate delle navi-traghetto, su rotte esclusivamente europee, non vengono sottoposte a controlli sistematici alle frontiere e non necessitano di specifiche dichiarazioni alla dogana oltre ai controlli sull’immigrazione.” In caso di controlli frontalieri più approfonditi e conseguenti ritardi, potrebbe sorgere il rischio di rilevanti interruzioni e problemi operativi nella gestione del flusso di merci.
Nel dicembre 2016 la BPA aveva richiamato l’attenzione sull’introduzione di “aree speciali per la crescita” in corrispondenza delle zone portuali, sia marittime che di terra, al fine di consentire al settore portuale di sostenere i posti di lavoro e il commercio dopo Brexit. Il Presidente della BPA, Rodney Lunn, ha scritto ai Ministri dei Trasporti e dell’Ambiente, delineando questo nuovo concetto che mira a garantire la competitività del settore portuale anche dopo la Brexit.
Una delle preoccupazione principali della comunità imprenditoriale britannica è l’accesso al libero mercato dopo la Brexit. Per questo c’è una pressione crescente sul Governo del Regno Unito affinchè venga negoziato un accordo con l’UE che non implichi nuovi controlli alle frontiere e ostacoli al commercio.
Davide Scavuzzo