Corte dei conti europea: investimenti inefficaci e non sostenibili
Secondo la Corte dei conti europea, un terzo dei forndi spesi dall’Unione per il rinnovo o la ristrutturazione di porti marittimi dell’UE tra il 2000 e il 2013 è stato inefficace e non sostenibile. Circa 104 milioni di euro sono stati investiti in progetti che duplicavano strutture già esistenti e novantasette milioni di euro sono stati dedicati ad infrastrutture non utilizzate o comunque sottoutilizzate da più di tre anni.
Le strategie seguite, secondo quanto relazionato dagli auditors della Corte, non hanno costituito una base solida per pianificare la capacità dei porti. Inoltre, né l’Unione europea né gli Stati membri disponevano di una visione strategica che indicasse quali porti avessero bisogno di finanziamenti.
In aggiunta, le risorse non sono state utilizzate in modo ottimale. Infatti, in quattro porti, le aree aeroportuali interessate erano ancora vuote o quasi vuote, mentre in un altro porto non vi era alcuna attività.
Oskar Herics, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione, ha osservato che “… Le valutazioni dei bisogni sono deboli e vi è un elevato rischio che il denaro investito vada sprecato. Nel complesso, ciò riguarda quasi 400 milioni di euro di investimenti esaminati …”.
Il coordinamento tra la Commissione e la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) per il finanziamento delle infrastrutture portuali non ha funzionato adeguatamente, in quanto la concessione di sovvenzioni a porti non UE limitrofi da parte della BEI ha ostacolato l’efficacia dei fondi dell’UE investiti in porti europei.
Inoltre, è stato rilevato che, spesso, i porti non erano ben collegati con l’entroterra e collegamenti del genere necessitano di ulteriori finanziamenti pubblici per assicurare lo sfruttamento degli investimenti iniziali già effettuati.
Inoltre, i controlli sugli aiuti di Stato avrebbero dovuto essere più efficaci, magari stabilendo linee guida su quali sovrastrutture destinate ad utenti specifici potessero essere sostenute. La Corte ha formulato alcune raccomandazioni, destinate, per la maggior parte, alla Commissione:
- “Rivedere l’attuale numero di 104 porti core ed elaborare un piano di sviluppo portuale a livello UE;
- Valutare l’esclusione dai finanziamenti UE per infrastrutture portuali destinate, rispettivamente, al trasbordo e allo stoccaggio di container, nonchè per sovrastrutture che esulano dal mandato pubblico;
- Far sì che tutte le informazioni essenziali sui prestiti proposti dalla BEI siano condivise tra la BEI e la Commissione;
- Ai fini del sostegno UE agli investimenti, dare priorità ai porti core e alle grandi vie di navigazione soltanto a condizione che vi siano un concreto valore aggiunto UE e una sufficiente componente di investimenti privati;
- Emanare orientamenti in materi di aiuti di Stato specifici per il settore portuale e monitorare e dar seguito alle precedenti decisioni in materia di aiuti di Stato;
- Ridurre oneri amministrativi e ritardi, promuovendo “sportelli unici” nazionali per il rilascio di permessi e autorizzazioni;
- Migliorare la competitività del trasporto marittimo rispetto ad altri modi di trasporto semplificando ulteriormente le formalità doganali e di trasporto via mare”.
Ulteriori informazioni sono disponibili al seguente LINK
Pietro Michea